Mare e isole tutt'attorno. È questo l'arcipelago flegreo visto dall'isola d'Ischia. La vista spazia dalle sorelle Procida e Vivara, fino a Capri e Ventotene. Lo scenario è incantevole, specie d'inverno quando il Golfo di Napoli è meno trafficato e lo sguardo non incontra molti ostacoli. Vien voglia perciò di visitarle tutte. Senz'altro un'ottima idea per chi viene in vacanza a Ischia. Prima però, se siete amanti della natura e delle passeggiate nel verde è proprio da Ischia che dovete cominciare, magari andando alla scoperta degli itinerari meno turistici e perciò più autentici. Di seguito i 5 luoghi più selvaggi dell'isola d'Ischia, quelli che - secondo noi - ne spiegano meglio la complessità naturalistica e geologica. Uno sguardo più attento alle bellezze ambientali dell'"Isola Verde".
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VIA IESCA
"L'isola un pò dappertutto è solcata da profondi e ampi abissi chiamate cave". Così si esprimeva negli anni '30 del secolo scorso il libraio e scrittore ravennate Giuseppe Orioli. Si riferiva alla difficoltà di costruire una strada alternativa a Via Giorgio Corafà che collegasse il borgo di Testaccio con la spiaggia dei Maronti. Ma l'appunto può tranquillamente essere esteso a Via Iesca, un alveo naturale che dal belvedere di Serrara porta fino alla spiaggia dei Maronti passando a fianco il bacino idrotermale di Cavascura, un altro geosito dall'elevatissimo valore ambientale. Il primo tratto di strada è lo stesso da cui si arriva a Sant'Angelo via Madonnella, la parte alta del borgo. Solo, anziché prendere le scale sulla destra, ci si incammina a sinistra per una strada sterrata, assai sdrucciolevole. C'è però un'alternativa. Affrontare Via Iesca in salita passando prima per le Fumarole, il tratto di spiaggia dei Maronti che "sconfina" a Sant'Angelo proseguendo - subito dopo - per via Fondolillo. In questo modo diminuisce il rischio di scivolare e si sollecitano meno le articolazioni rispetto al percorso in discesa. Detto delle precauzioni, il canyon di Via Iesca è una straordinaria testimonianza dell'unicità ambientale dell'isola d'Ischia. La cava, all'apparenza brulla e inospitale, è al contrario straordinariamente fertile, tanto che non mancano vigneti e orti domestici in posti altrimenti di difficile accesso. Un'ulteriore prova del perchè gli ischitani hanno storicamente sempre preferito l'agricoltura alle insidie e i pericoli dell'andar per mare.
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I PIZZI BIANCHI
I Pizzi Bianchi, o "Pizzi di Don Andrea" si trovano a Noia, borgo contadino di Serrara Fontana. Si imbocca Via Casale, uno dei tanti alvei naturali che solcano "Merecoppe", il versante meridionale dell'isola d'Ischia, fino ad arrivare davanti a delle maestose sculture naturali, paragonate dagli autori della Guida geologica-ambientale dell'isola d'Ischia agli ambienti del più famoso Goreme National Park in Cappadocia. Perchè dunque affrontare un viaggio di migliaia di chilometri per vedere da vicino "I Camini delle Fate" in Turchia, quando ci sono da vedere i "Pizzi Bianchi" sull'isola d'Ischia? Calandosi nella forra, si arriva sulla spiaggia dei Maronti. Chi volesse cimentarsi in quest'escursione, sappia però che sono necessarie corde, caschetto e in generale tutta l'attrezzatura (e le precauzioni) normalmente in uso tra gli appassionati dell'arrampicata sportiva.
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BOCCA DI TIFEO
La Bocca di Tifeo è l'ultimo dei sentieri di Panza ripristinati nel 2012 dall'attivissima Pro Loco della frazione. L'escursione termina davanti il campo fumarolico di Rione Bocca, versante sud-occidentale dell'isola d'Ischia nel comune di Forio. Per arrivarci bisogna attraversare la piana di Montecorvo, tranquilla zona residenziale dove tuttora vengono prodotti i migliori vini dell'isola d'Ischia. Il sentiero si trova al termine di Via Pietra Brox e comincia proprio davanti l'ingresso della Tenuta Giardini Arimei, quattro ettari di vigneto proprietà della famiglia Muratori, imprenditori tessili del bresciano. La fumarola si trova al termine di un sentiero sterrato e in salita a circa 800 metri dal cancello della vigna. La passeggiata è bellissima e reca numerose tracce dell'antica identità rurale del territorio, segnalata dalla presenza di numerosi muri a secco (le famose "parracine") prova regina che un tempo anche i fianchi della montagna erano coltivati a vite. In prossimità della fumarola cresce il "Cyperus Polistachius", più noto come "Papiro delle Fumarole". Si tratta di una pianta rara che trova soltanto nel particolare microclima dell'area l'habitat ideale per la sua vegetazione.
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FONTE DI BUCETO
Buceto è la sorgente che per secoli ha garantito l'approvvigionamento idrico di Ischia Ponte. Il vallone dove sgorga la fonte è, con ogni probabilità, l'habitat che meglio degli altri esprime il rapporto inestricabile tra acqua e terra, tra il mare che circonda l'isola d'Ischia e il suolo vulcanico nei secoli soggetto a continui cambiamenti. Due gli aspetti su cui vale la pena soffermarsi: il primo, è proprio il processo millenario di stratificazione delle argille marine che ha originato la fonte favorendo l'accumulo dell'acqua piovana. L'altro aspetto è la straripante macchia mediterranea di questa parte di bosco, in alcune zone più simile a una foresta tropicale che agli ambienti cui normalmente siamo abituati alle nostre latitudini.
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LE CASE DI PIETRA DELLA FALANGA
"Blocchi di tufo pallido che hanno stranissime forme e fanno pensare a una necropoli di giganti". È ancora una volta la fantasia di Orioli a spiegare la suggestione della Falanga, il bosco di castagni alle pendici del Monte Epomeo. Sei ettari di macchia mediterranea disseminati di ricoveri in pietra, palmenti per la spremitura dell'uva, fosse della neve e cisterne per la raccolta dell'acqua piovana. Anche qui (come per la Bocca di Tifeo) segno inequivocabile che in passato la viticoltura sull'isola d'Ischia si è spinta ben oltre i 500 metri sul livello del mare.
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