"Ischia è tutto un panorama da ogni parte e basta dare un’occhiata alla carta della provincia di Napoli per rendersene conto". Così Giuseppe Orioli (1884 - 1942) a proposito dell’isola d’Ischia nel suo "Avventure di un libraio" del 1937.
Scrittore, libraio, antiquario, editore, soprattutto viaggiatore, Orioli fu per anni il miglior amico (probabilmente anche l’amante) di Norman Douglas. Insieme allo scrittore inglese (caprese d’adozione), Orioli trascorse due mesi e mezzo sull’isola d’Ischia nell’estate del 1930.
Douglas da quel soggiorno "tirò fuori" il capitolo "Ischia: isola di Tifeo" del celebre "Isole d’estate". Orioli, invece, un itinerario completo dell’isola o meglio - per dirla con le sue stesse parole - un giro "indipendente" dell’isola d’Ischia. Indipendente perchè già allora era evidente che Ischia aveva da offrire molto di più dei consueti "giri" riservati ai turisti.
Orioli con scrittura agile ci racconta delle sue escursioni con Douglas. In barca a Ischia Ponte e un attimo dopo in mezzo alle case e ai vigneti di Piano Liguori, passando per il Santuario della Madonna di Montevergine, la Sgarrupata e la chiesa di San Giorgio al Testaccio. Dal Testaccio poi fino ai Maronti per via Giorgio Corafà, all’epoca unica strada di collegamento tra l’antico borgo di pescatori e la spiaggia più grande dell’isola.
E infatti Orioli non manca di annotarlo:
"Un piacevole sentiero in discesa, quasi tutto a gradini, fabbricato nel 1779, porta alla spiaggia dei Maronti, alla cui estremità giace Sant’Angelo. Quella spiaggia è la più vasta di Ischia e senza dubbio diverrebbe frequentata per i bagni se vi arrivasse una strada carrozzabile. Più volte la costruzione di tale strada è stata progettata, ma il progetto non è stato mai attuato per la difficoltà dovuta a quei profondi ed ampi abissi chiamati ‘cave’ da cui l’isola è solcata un pò dappertutto".Intanto però Orioli e Douglas dovettero divertirsi moltissimo a percorrere quei profondi abissi. Come Cava Petrella, per arrivare al borgo di Sant’Angelo via Fumarole. Oppure, Cava dell’Acquara, il sentiero che da Cavascura sale fino ai Pizzi Bianchi, e dai Pizzi Bianchi fino al piccolo borgo di Noia.
"Nella Chiesa di Forio c’è una statua in oro e argento di San Vito, patrono della città un dono della 'Società degli Ubriachi', che quando il santo viene portato in processione, gli pone in mano alcuni grappoli".E per le taverne:
"ci sono almeno tre trattorie a Forio. In una di queste vi servono all’aperto, nella pubblica piazza; in un’altra si mangia in una sala semibuia e rembrandtesca; nella terza si passa attraverso una bottega e si esce nel giardino dietro la casa. Tutte e tre sono passabili".Dopo il cibo e il vino delle osterie foriane, il giro indipendente di Orioli prosegue per Monterone, la Borbonica, La Sentinella e Piazza Marina a Casamicciola, salvo risalire quasi subito al Monte Rotaro e, di lì, alla Fonte di Buceto a Fiaiano.