Le testimonianze di Cremonini, Bargheer, Auden e Pasolini
Esistono diversi modi di raccontare un territorio: leggende, tradizioni, storia, cinema, letteratura, immagini e… i ricordi. Di seguito una piccola carrellata di impressioni, sensazioni, giudizi che alcuni artisti famosi hanno dedicato all’isola d’Ischia, la più bella e grande del golfo di Napoli.
Partiamo dalla testimonianza abbastanza recente del pittore e disegnatore Leonardo Cremonini (1925 -2010) che, nel 2006, su invito del gallerista ischitano Massimo Ielasi, tornò volentieri con la memoria al tempo dei suoi soggiorni foriani, nella prima metà degli anni ‘50 del secolo scorso.
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Arrivai a Forio, in una fine mattinata, eccitato, sprovveduto ed indirizzato al Bar Internazionale, nei primi giorni, credo del luglio del 1951. Maria mi accolse a braccia aperte, quasi volesse adottarmi. Il suo soffitto, tappezzato di giornali con carta da parati rimase indimenticabile, così come la capigliatura di Maria e la sua popolare, fresca mondanità napoletana. [...]
Così in pochi giorni diventai amico di Carlyle e Margery Brown, Enrico D’Assia, W. H. Auden, Hans Werner Henze, Bargheer, Pagliacci ed altri. [...]
Tutto era una vera simbiosi di singolarità attive, in uno spazio sociale che resisteva senza saperlo all’imminente modernità seriale del turismo. [...]
Forse era l’immaginario di una Napoli ottocentesca quello che, a Forio, miracolosamente s’era conservato o, per meglio dire, realizzato. [...]
Le lotte col sociale le vivevamo altrove, ognuno nella sua metropoli. Così Forio era la libertà, il desiderio, l’amicizia, la festa".
(
Un irresistibile soffio di luce, di Massimo Ielasi, Imagaenaria Edizioni Ischia, 2008)
Più o meno le stesse sensazioni che avevano provato prima di lui, Eduard Bargheer (1901-1979) e Werner Gilles (1894-1961), due degli "
artisti degenerati" messi al bando dal nazismo, costretti a un lungo peregrinare per il Sud Europa alla ricerca di un posto in cui vivere e, soprattutto, di quella particolare luce mediterranea che ritennero entrambi di aver trovato solo a Ischia. Così Bargheer a proposito di
Sant’Angelo, primo soggiorno dell’artista tedesco, che in seguito scelse di vivere a Forio:
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Ogni mattina quando guardo Sant’Angelo sono colto sempre dalla stessa gioiosa emozione: questo posto esiste davvero non me lo sono sognato. Domani saranno dieci giorni che sono qui e ho la sensazione che avranno una importanza determinante per tutta la mia vita futura".
La stessa luce e la stessa importanza che segnarono W.H. Auden (1907-1973), gigante della letteratura anglosassone del ‘900. Per rendersene conto bisogna leggere le due poesie, così diverse nelle intenzioni e nello spirito, che Auden dedica a dieci anni di distanza l’una dall’altra alla "
sua" isola.
Nella prima, icasticamente intitolata "Ischia", il premio Pulitzer inglese scrive tra l’altro:
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Caro a ciascuno il luogo della sua nascita:
ma ricordare una valle verde dove i funghi
s'ingrossano nelle notti estive
e salici argentati ricopiano
le circonflessioni del torrente,
non è oggi il mio piacere: ora sono commosso
dalla Partenopea intrisa di luce,
il mio grazie è per te, Ischia,
cui un buon vento
m'ha portato a goderti con dei cari amici
da sporche città produttive.
Come bene correggi
i nostri occhi feriti,
come dolcemente ci insegni a vedere
uomini e cose in prospettiva
sotto la tua luce uniforme".
Nell’altra, "Addio al Mezzogiorno" che è invece la poesia di commiato da quel Sud che lo aveva accolto per dieci lunghe estati trascorse prevalentemente sotto il pergolato di glicine del Bar Internazionale di Maria Senese, Auden affida all’ultima quartina il saluto a Forio e all’isola d’Ischia:
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Per benedire questo paese, le sue vendemmie e gli uomini
Che lo chiamano casa loro: sebbene non sempre si possa
Ricordare esattamente perché si è stati felici,
Non ci si dimentica d'esserlo stati".
Nel luglio del 1959, l’anno successivo all’addio di Auden, sbarca sull’isola d’Ischia Pier Paolo Pasolini (1922 - 1975) per scrivere uno dei capitoli del suo famoso reportage "
La lunga striscia di sabbia" realizzato per la rivista "
Successo". Seduto alla scrivania della stanza dell’Albergo Savoia (Casamicciola Terme) che lo ospita, lo scrittore friulano si lascia andare a queste considerazioni:
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Sono felice. Era tanto che non potevo dirlo: e cos'è che mi dà questo intimo, preciso senso di gioia, di leggerezza? Niente. O quasi. Un silenzio meraviglioso è intorno a me: la camera del mio albergo, in cui mi trovo da cinque minuti, dà su un grosso monte, verde verde, qualche casa modesta, normale. Piove. Il rumore della pioggia si mescola con delle voci lontane, fitte, incalcolabili. La terrazzetta, davanti, è lucida di pioggia, e soffia un'aria fresca. Il senso di pace, di avventura che mi dà l'essere in questo albergo nell'interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente. È un posto dove mi pare di essere sempre stato. [...]
Vorrei scriverne, se ne fossi capace, solo per quel lettore che non si è mai mosso dal suo paese, dalla sua cittadina, se non per brevi viaggi nella sua provincia, e sogna Capri, sogna Ischia, come li ho sognati io, ragazzo. Ma mi occorrerebbe un libro, perché non è successo niente: sono successe solo quelle cose che appartengono solo alla vita, e muoiono dopo cinque minuti”.
Istanti, frammenti, suggestioni che oggi è più difficile cogliere, perchè nel frattempo la "modernità seriale del turismo" cui faceva riferimento Cremonini ha cambiato in profondità il territorio. Tuttavia ci sono cose che non cambiano. La luce di Ischia è la stessa e ha continuato a ispirare diversi artisti locali che negli anni - come Gino Coppa - sono riusciti a raggiungere una dimensione internazionale. Come pure l’Epomeo, il grosso monte verde verde di cui parla Pasolini, è ancora lì che aspetta di essere scoperto da volitivi turisti amanti delle escursioni a Ischia. Identica anche la melanconia, così ben descritta da Auden, che assale il viaggiatore attento quando va via. Un sentimento che ha sempre avuto una sua dignità letteraria e che però non è prerogativa di tutti i luoghi, ma solo di quelli che possono vantare, come Ischia, una ricchezza paesaggistica e ambientale con pochi eguali al mondo.