"Amo chi m'ama e chi non m'odia. Amo la pioggia di notte, gli scogli nella bassa marea e la carne alla pizzaiuola. [...] Odio chi m'odia. Odio l'inchiostro sbianchito, il lapis copiativo, il vento polveroso [...] ma soprattutto l'ambizione, e specialmente quella del mio naso che, sconfinando dal territorio che l'estetica gli assegnava, è giunto, in grazia d'una politica d'espansione, a proclamarsi imperatore della mia faccia!".
(Da L'aquilotto del 15 febbraio 1923, giornale fondato e diretto da Giovanni Verde).
Giovanni Verde (1880 - 1956) fu scultore, poeta, letterato di Forio, che si distinse per versatilità e grandezza di ingegno. Inseguì per tutta la vita quell’ideale artistico della leggerezza che, molti anni dopo, il grandissimo Italo Calvino avrebbe celebrato come l’ingrediente fondamentale della letteratura per il nuovo millennio (XXI secolo).
Ironico, satirico, soprattutto prolifico, scrisse due raccolte di poesie: una, in vernacolare foriano, dal titolo «Quando ne imbrocco una»; l’altra, in italiano, «I miei versi giocosi», oltre a una lunga serie di articoli su giornali a tiratura nazionale come Il Mattino, Il Giorno e isolani come Il Gerone e L’aquilotto (quest’ultimo dallo stesso fondato nel 1921).
Visse tutta la sua vita nell’amata isola d'Ischia, da cui si allontanò soltanto per frequentare il Liceo a Cava de'Tirreni e la facoltà di Giurisprudenza a Napoli - dove ebbe modo di frequentare i circoli letterari animati dalla coppia Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao - e per partecipare, da ufficiale di complemento, alla terribile esperienza della prima Guerra Mondiale.
Negli anni ‘40, dopo la fine della seconda Guerra Mondiale, fu nominato Direttore del Museo Civico del Torrione. Fu quella l’occasione per Giovanni Verde di curare la pubblicazione dei sonetti inediti dialettali dell’amico, anch’egli scultore e poeta, Giovanni Maltese, sorvolando sul fatto che parecchi dei versi satirici del Maltese prendessero violentemente di mira l’amato padre, Matteo Verde, medico condotto di Forio della seconda metà dell’800.
Di seguito riportiamo alcune poesie tratte dalla raccolta «I miei versi giocosi», ripubblicata postuma su lodevole iniziativa delle figlie Wanda e Anita, per meglio comprendere l’irriverenza e la carica ironica, soprattutto autoironica, che animarono la penna di Giovanni Verde.
CARESTIA
Mentre dura ed impreversa
questa fiera carestia,
e non d’altro si conversa,
voglio dire anch’io la mia:
Io mi son ringiovanito,
e non credo che m’inganni,
perchè sento l’appetito
che sentivo a miei vent’anni
COME VIVO
Udite, amici, come vivo.Vivo!
E, per non parer morto, o leggo o scrivo.
Però m'avvedo, quando scrivo in prosa,
che non è il caso perchè non è cosa.
E quando scrivo in versi,
poveri giorni persi!
Ma illudo i guai, m'illudo anch'io, vaneggio,
e così tiro avanti alla men peggio.
Anzi, con questi ludi della mente,
io spesso tiro avanti allegramente!
AMO TE...
Amo te, vite, che tra bruni sassi
pampinea ridi ed a me pia maturi
il sapiente della vita oblio.
G.Carducci
Ed io amo te, tradizionale brocca,
dalla gran pancia e dal maestoso becco!
E qual vecchio poppante a te m'appicco
e fo' turgido il ventre col tuo succo,
onor della mia terra e onor di Bacco!
AL PROF. MARIO SAC. IACONO
La donna m'ha donato un bel coniglio!
Sei stato tu, simpatica canaglia,
a suggerirle un simile consiglio!
Avresti fatto invece molto meglio
a dirle che, pel danno che suo figlio
ha prodotto nel cuor della boscaglia,
non si doveva a me manco una foglia!
Io le volevo dir: - No, non lo piglio,
quello non mi spetta, non lo voglio! -
Ma per non fare a te una rappresaglia
ho convocato tutte le mie figlie
dicendo: Questa volta giù l'orgoglio,
Vi raccomando... il peperone e l'aglio!
IN PESCHERIA
“Pesce vivo” sta scritto sulla porta.
Ed io alla matura mercantessa:
- Che il pesce sia vivo non m’importa,
soltanto che sia fresco m’interessa! -
Ed ella: - il vostro dir mi meraviglia!
E se avete un cervel che non sovrasta
il piccolo cervello di una triglia,
niente da fare! Il pesce è vivo, e basta. -
Ond’io con un bel tono di preghiera:
- Calma, Signora, e su, siatemi buona!
Anche voi siete viva, e benché fiera
dell’abbondante aspetto di matrona,
e tinta del colore di una pesca,
pure non si può dir che siete fresca! -
COME SON FATTO
(nemo me impune lacessit)
Se mi passa una mosca per il naso,
per Bacco, me la mangio! E se per caso
osa qualcuno farmi danno o scuorno
è giunto anche per lui l’ultimo giorno!
Gli faccio un buco in testa, se lo trovo,
e poscia me lo succhio come un uovo!
Ma se fa a tempo a dirmi buona sera,
si scioglie il mio furor come la cera,
e mi mostro così di buona vena
che va a finire che... l’invito a cena.