Tra i commenti, tutti lusinghieri, che si leggono in rete a proposito del Museo del Mare di Ischia Ponte, ce n’è forse uno che coglie il vero spirito di questo piccolo spazio museale allestito all’interno del settecentesco Palazzo Dell’Orologio, e recita così:
“Museo del costume, pinacoteca dei personaggi dell’isola, luogo della memoria di usi e costumi ormai persi”.
Se è vero che storicamente Ischia è un’isola di terra, dove l’agricoltura molto più della pesca ha rappresentato per secoli la fonte prima di sostentamento, è altrettanto vero che spesso sono le minoranze a raccontarci il vero spirito di un luogo. Nel caso specifico, la lotta dei marinai isolani con paure ancestrali che solo il mare è in grado di evocare, col pensiero costante della famiglia a casa. Insomma una grande lezione di vita, tanto più in tempi dove la precarietà e la paura del futuro la fanno da padrone.
I racconti e i reperti dei pescatori di Ischia custoditi in questo museo suggeriscono forse che l’angoscia del futuro è una costante della vita dell’uomo e che, al contrario, gli ultimi trent’anni di benessere sono stati solo una benevola illusione in cui tanti hanno creduto pensando di aver risolto una volta per tutte il problema della vita.
Sul sito internet del Museo c’è uno spazio dedicato ai racconti di mare che hanno il merito di spiegare in maniera esemplare come sia possibile trasformare in energia positiva, voglia di vivere, la condizione di precarietà e inadeguatezza che deriva dal convivere con un elemento che per natura evoca l’infinito come il mare. Su tutti la consuetudine assai divertente di sporgersi col sedere di fuori al cospetto delle insidiose trombe marine, per far vedere al Diavolo, ritenuto responsabile della formazione di queste colonne d’acqua a forma di cono rovesciato, che l’uomo, creatura di Dio, non ha la coda. Contestualmente il rito prevedeva la recita di uno speciale Paternoster, in grado di scacciare il maligno e neutralizzare la potenza negativa della tromba marina:
Pater noster
Pater noster
In cielo, in terra e in mare
Voi state.
Guardateci da questo diavolo
Pater noster
Pater noster
Spezza la coda del diavolo che senza coda non è più nessuno.
Di seguito invece il racconto magico, rigorosamente in dialetto:
Cor'e zèfaro |
La coda di Lucifero. Stavamo sulla barca, intenti a lavorare, quando zio Giuseppe il pescatore più vecchio del borgo disse urlando: "La coda di Lucifero" Tutti noi un pò impauriti ma curiosi, guardammo la coda di Lucifero e vedemmo questa montagna d'acqua e zio Giuseppe col sedere di fuori che mormorava parole magiche, o pregava? Da un momento all'altro, meravigliosamente questa montagna d'acqua si spezzò e scomparve. Domandammo a Zio Giuseppe che magia avesse fatto e cosa avesse detto. Lui rispose: "Pure stavolta il diavolo ha perso" |
Insomma, vale senz'altro la pena fare un salto in questo piccolo museo che racconta la storia della Marineria ischitana, al cui allestimento hanno partecipato numerosi volontari ciascuno cedendo spontaneamente un cimelio di propria proprietà, affinché potessero rivivere, in forma di memoria collettiva, pezzi di vita degli ischitani che raccontano la cultura del mare di un popolo di fieri pescatori e non solo quindi di instancabili agricoltori.
Il Museo è disposto su tre piani, al cui interno sono visibili fotografie e cartoline che vanno dal 1840 al 1860, oltre a tutta una serie di oggetti - strumenti di navigazione, attrezzature nautiche, utensili per la pesca, ritrovamenti archeologici, carte nautiche - che testimoniano della complessità e della ricchezza documentale della tradizione marinaresca dell'isola d'Ischia.
Il Museo è aperto tutti i giorni, con la sola eccezione del mese di febbraio. Da Novembre a Marzo è aperto solo al mattino dalle 10.30 alle 12.30, mentre negli altri mesi rispetta i seguenti orari: 10.30 - 12.30 • 15.00 - 19.00.
Luglio e Agosto: 10.30 - 12.30 • 18.30 - 22.00.
Per info e contatti:
info@museodelmareischia.it
Tel. (+39) 081 981124
Fax (+39) 081 993470
Museo del Mare Ischia
Palazzo dell'Orologio
80070 Ischia Ponte.