Su TripAdvisor, noto portale di informazione turistica con milioni di recensioni su località di tutto il mondo, si trova il contributo di un turista piemontese incredulo ed entusiasta per la circostanza che sull’isola d’Ischia c’è una piccola chiesa dedicata a San Carlo Borromeo, santo assai venerato in Lombardia e Piemonte, sicuramente molto più che nel resto d’Italia. E invece, non solo la chiesa c’è, ma è anche una delle più belle e caratteristiche dell’isola, inserita com’è nel contesto urbanistico "sui generis" della contrada del Cierco, nel comune di Forio. Il Cierco è un dedalo di vicoli che, oltre a essere collegati l’un l’altro, dispone ognuno di uno sbocco autonomo in una parte diversa del paese, con esiti architettonici e urbanistici che definire sorprendenti è dir poco. Non solo. Perchè a conferire ancora maggiore fascino alla chiesa contribuisce la vicinanza di due torri saracene,- la Torre di Vico Schiano e la Torre Sferratore - che sembra quasi stiano lì apposta per proteggere la chiesa.
Lo storico locale Giuseppe D’Ascia (1822 - 1889), autore della monumentale Storia dell’Isola d’Ischia, in un primo momento riferì di una cronaca secondo la quale la chiesa di San Carlo sarebbe stata edificata da una famiglia milanese riparata a Forio per sfuggire alla peste che invase la città meneghina nel 1576, salvo asserire poco dopo, invece, che la chiesa fu fatta erigere da tale Sebastiano Sportiello da Salerno per espiare l’omicidio, commesso insieme ad altri due fratelli, del vescovo della sua città. Inoltre, sempre secondo D’Ascia anche la Chiesa di Santa Maria al Monte, antico villaggio rurale alle pendici del Monte Epomeo, sarebbe stata costruita dallo Sportiello, sempre con il medesimo intento espiativo.
C’è però un dato su cui non c’è alcun dubbio. Se pure il santo venerato è lombardo, l’architettura dell’edificio è assolutamente locale. Lo si evince dall’ampio uso del tufo verde del Monte Epomeo, la caratteristica pietra locale con cui sono stati realizzati tutti gli archi, compreso quello del portale di ingresso, il cornicione, i pilastri, nonché il rivestimento di alcune cappelle all’interno della struttura.
Sempre dal D’Ascia abbiamo appreso anche che quasi tutte le tele all’interno della chiesa sono state realizzate da Cesare Calise, un pittore foriano del 1600 col vezzo di firmare le sue opere con la frase "Caesar Calensis Pingebat" o "Pinxit" (pingebat e pinxit sono la terza persona singolare, imperfetto e perfetto indicativo del verbo transitivo pingo, is, pinxi, pictum, ere - dipingere). Un artista minore, il cui stile deve molto al manierismo cinquecentesco, in ritardo rispetto alle successive prescrizioni vaticane che invitavano caldamente i pittori a rifuggire gli eccessi dell’arte michelangiolesca, suggerendo precise direttive sull’arte sacra.
Insomma, la Chiesa di San Carlo è un’altra testimonianza dell’antica architettura rurale dell’isola d’Ischia. Testimonianza, che rimanendo in tema di chiese, si aggiunge a quella della chiesa di San Ciro al Ciglio come pure alle due chiese di montagna: la già richiamata Santa Maria al Monte e, soprattutto, l’eremo di San Nicola, sulla cima al Monte Epomeo.
Orario delle Ss. Messe:
- invernale 08.00;
- estivo dom. 08.00.